martes, 12 de febrero de 2013

II PAPA LASCIA IL PONTIFICATO A FINE MESE - SENTO L" ETÁ, NON HO PIU LE FORZE -

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Il Papa lascia il pontificato a fine mese
«Sento l'età, non ho più le forze »

L'Osservatore romano: una scelta presa diversi mesi fa e nessuno ha infranto il riserbo. Il fratello Georg: mi aveva messo al corrente

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di Franca Giansoldati
CITTÀ DEL VATICANO - L’annuncio choc arriva poco dopo le 11. «Frates carissimi, conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata adcognitionem certam pervenir vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeqque administrandum». Tradotto: «Carissimi fratelli, dopo avere ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino». Lì per lì diversi cardinali presenti nella sala del concistoro per assistere alla firma dei decreti di alcune beatificazioni sembrano non cogliere immediatamente il significato di quel breve comunicato che Papa Ratzinger legge con voce pacata e ferma, senza mai fare una pausa. Il latino, pur essendo la lingua ufficiale, a tanti prelati pare una lingua piuttosto arrugginita. Pochi istanti dopo la forza dirompente di quelle poche parole ha la capacità di scuoterli profondamente come una folata di vento gelido.

LE IMMAGINI
Il Papa si sta dimettendo. Nel filmato del Centro Televisivo Vaticano è un susseguirsi di sguardi smarriti. Benedetto XVI il 28 febbraio alle ore 20 in punto lascerà la missione di pastore universale per ritirarsi all’interno delle mura di un piccolo convento situato sul colle vaticano. «Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che negli ultimi mesi in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia capacità di amministrare bene il ministero da me affidato». Alcuni cardinali realizzano che stanno ascoltando un discorso terribilmente drammatico e portano le mani giunte al petto. Forse pregano, chissà. «Per questo ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro». Il pontificato iniziato otto anni fa in una piazza san Pietro stracolma di gente si avvia al termine. Il conclave per eleggere il successore è segnato e ora si tratta di dare seguito alle regole della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis che regolamenta le procedure per le votazioni. Il discorso verrà diffuso di lì a breve in sette lingue. Nel salone affrescato tutto marmi scintillanti e stucchi dorati cala un silenzio impenetrabile. Il cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio cardinalizio, si avvia al microfono tenendo tra le mani tremanti un foglietto dattiloscritto. Preparato con cura. A nome di tutti i cardinali attacca a leggere solennemente: «Santità, amato e venerato successore di Pietro, come un fulmine a ciel sereno ha risuonato in quest’aula il suo commosso messaggio. L’abbiamo ascoltato con senso di smarrimento, quasi del tutto increduli».

LO STUPORE
Dalle facce sbigottite è chiaro in quella sala che in pochissimi erano a conoscenza del gesto che Papa Ratzinger aveva maturato in quest’ultimo scorcio, eccezione fatta del cardinale Sodano, un uomo schivo e solido che Benedetto XVI ultimamente consultava in frangenti delicati, da Vatileaks in poi. Sodano era stato ricevuto privatamente sabato scorso. Avevano avuto un lungo scambio e il Papa gli aveva comunicato la decisione di abdicare.
Per una curiosa coincidenza ieri mattina accanto a Papa Ratzinger si trovava lo stesso cerimoniere pontificio che lo affiancava il 19 aprile 2005 nella Loggia delle Benedizioni, solo che stavolta monsignor Franco Camaldo, non sfoggiava più un grande sorriso ma un viso mesto e rassegnato.

LA FAMIGLIA
Chi era a conoscenza di questo passaggio? Sicuramente solo una ristretta cerchia di fidati collaboratori il cui numero si conta sulle dita di una mano. Il fratello don Georg Ratzinger è uno di questi. I due si parlano ogni sera grazie ad una linea telefonica sicura. «Mio fratello sente il peso dell’età» ha detto l’anziano sacerdote ormai cieco che vive in Baviera. «Mi aveva messo al corrente. Il fatto è che mio fratello si augura più tranquillità nella vecchiaia». Già nel 2011 Georg Ratzinger aveva ipotizzato un abbandono anticipato da parte del fratello per motivi di salute. «Se non dovesse avere una salute di ferro – aveva detto ad una rivista tedesca – mio fratello dovrebbe avere il coraggio di dimettersi». Il direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian ha spiegato che la riflessione Papa Ratzinger l’ha presa «molti mesi fa, dopo il viaggio in Messico e a Cuba, in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere». E così è stato. Fino a ieri mattina alle 11.
Martedì 12 Febbraio 2013 - 08:10
Ultimo aggiornamento: 12:17
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